Sotto lo sguardo del falcone

Murgia Alta

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Itinerari naturalistico speleologici Puglia

Titolo : Sotto lo sguardo del falcone
Codice identificativo : Ma4
Comune : Andria, Corato, Ruvo di Puglia.
Localita' di partenza : Castel del Monte (parcheggio auto - area sosta camper)
Localita' di arrivo : Centro visite Torre dei Guardiani, Agro di Ruvo di Puglia, Contrada Jazzo Rosso
Lunghezza : 36 km circa
Dislivello : 240 m circa
Tempo di percorrenza : 1 giornata
Difficoltà : bassa/media
Tipologia : (a piedi,bici,etc.) Ciclistico con tratti su sterrato. Da percorrere in Mountain bike. Interseca la rete cicloturistica del Parco dell’Alta Murgia, con numerosi altri itinerari, raccordandosi con la via di accesso collegata alle stazioni ferroviarie (servizio treno+bici) di Ruvo, Corato ed Andria. In alternativa, si può percorrere in automobile, personalizzandolo con avvicinamenti a piedi ad alcuni punti di osservazione. Quanto all’accessibilità con autobus, consente a questi il raggiungimento di alcuni nodi di scambio del percorso (si vedano le “connessioni” nella descrizione).
Interesse :

Speleologico, geomorfologico, paesaggistico-culturale, naturalistico l.s. e storico.

Descrizione generale 

L’itinerario è collocato nella zona centrale del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, lungo il gradone che rappresenta il suo versante rivolto alla costa adriatica. 

È costituito da un asse viario basato essenzialmente su strade rurali, anche prive - in alcuni tratti - di asfalto. Lungo tale asse sono distribuiti punti di osservazione e sono evidenziati i principali nodi di collegamento con altre mete e percorsi. 

L’ubicazione è stata scelta in coincidenza con gli elementi caratterizzanti il paesaggio di questo settore (fig. 1) delle Murge baresi: 

• Castel del Monte, che è il monumento dominante, noto in tutto il mondo e patrimonio dell’umanità. 

• Un’altrettanto imponente scarpata che funge da limite geologico dell’altopiano, coronato al suo margine dal castello federiciano. 

• La zona carsica dei boschi di Corato e Ruvo, in cui si trovano diverse forme epigee ed ipogee, come doline, piani carsici, grotte e inghiottitoi attivi. 

• La profonda incisione che interrompe detta scarpata, la Lama della Ferrata, asse principale del maggiore bacino idrografico della zona, che più a valle è noto anche come Tiflis e come Lama Balice. 

Scelto come punto di partenza il parcheggio del Castel del Monte, è parso superfluo ricordare l’importanza storica, architettonica e paesaggistica di tale monumento, che in genere è una meta a se stante e meriterebbe una lunga e approfondita visita guidata. 

Alcune piccole diversioni opzionali (lunghe mediamente 1 km) vengono suggerite in aggiunta al percorso fondamentale di circa 36 chilometri, dirette verso dieci ulteriori punti di osservazione, che sono aspetti peculiari del territorio carsico, al fine di sottolineare meglio i caratteri geologici del territorio e la loro relazione con quelli ecologici e antropici. 

I 36 chilometri sono suddivisi in “tappe”, con sosta nei principali punti di riferimento del percorso, in modo da avere percorsi ombreggiati dalla vegetazione arborea nel tratto centrale, e quindi nelle ore più calde della giornata. 

Le mete “opzionali” aggiungono altri potenziali 14 km di percorsi, altrettanto facili, per lo più su asfalto o da farsi in piccola parte a piedi, portando la bicicletta “a mano” in corrispondenza dei pochi tratti più impervi. 

Paesaggio geologico e paesaggio culturale 

Gli aspetti generali sopra accennati, insieme con i dettagli, contribuiscono a rendere l’itinerario una felice sintesi dei caratteri del paesaggio di questo settore delle Murge, tanto dal punto di vista fisico-naturale che culturale. 

La visuale è caratterizzata dalla presenza quasi costante, in progressivo allontanamento, del Castel del Monte che domina il settore occidentale dell’orizzonte. La tradizionale attribuzione a Federico II di Svevia del suo utilizzo (anche) per la caccia col falcone ha ispirato il titolo dell’itinerario. 

A questo aspetto panoramico si affianca l’ampia visuale godibile dal ciglio della scarpata dell’Alta Murgia, dal quale si domina il gradino inferiore e la vista può spaziare fino alle città vicine (Andria, Corato, Ruvo) e al mare Adriatico. 

Lungo il percorso la vista attraversa steppe rocciose e pascoli artificiali, colture estensive alternate a macchie di querce, boschi cedui di roverella e rimboschimenti, e le antiche coltivazioni che si vanno rinaturalizzando dopo decenni di abbandono. 

Nel complesso, è un paesaggio determinato dall’uomo per quanto riguarda il suo aspetto percepibile, nell’utilizzo del suolo, come nella copertura vegetale e nei manufatti (paesaggio culturale), ma pur sempre fondato su caratteri e forme determinati dalla sua natura e “storia” geologica, quali la roccia calcarea (Fig. 2) e la struttura dell’altopiano carsico (paesaggio geologico). 

L’interazione millenaria tra l’opera dell’uomo e quella della Natura, con i suoi vincoli e condizionamenti, è leggibile in molti aspetti del territorio, sia osservandolo in generale che nei numerosi dettagli che esprimono questo adattamento. 

Gli scorci panoramici consentono, ad esempio, di apprezzare la differenziazione delle coltivazioni e dell’uso dei suoli, adattatisi alle condizioni litologiche e morfologiche del substrato calcareo: i pascoli rocciosi sui versanti e i cereali nel fondovalle; i bassopiani coltivati a vigneti e frutteti, e le colline ad uliveti. Allo stesso modo si scoprono le ville padronali che dominano i poderi dai poggi o dalle creste, e le grandi cisterne pubbliche collocate opportunamente nelle depressioni e lungo gli alvei delle valli asciutte per immagazzinare l’acqua piovana. 

Aspetti logistici 

I 36 chilometri (che possono aumentare scegliendo alcune delle diversioni verso luoghi collegati) sono percorribili senza problemi da escursionisti allenati; tenuto conto, d’altra parte, dell’esigenza di osservare, annotare, ed eventualmente fotografare, tipica degli escursionisti che esplorano la natura, non si parla di un ben preciso “tempo di percorrenza” che ridurrebbe l’itinerario ad una questione solamente tecnica. Infatti le soste, o le eventuali diversioni, possono sia incrementare il tempo impiegato, sia contribuire a riprendere fiato dopo la fatica della pedalata. 

In breve, si ritiene che il percorso richieda una giornata, dal primo mattino al pomeriggio. La possibilità di effettuare anche alcune delle diversioni suggerite (o tutte!) dipenderà quindi sia dalla capacità fisica degli escursionisti, che dalla durata del dì, e anche dalla clemenza del clima; questo in estate in questa zona può risultare spietato e anche proibitivo, imponendo soste nelle ore meridiane a chi si aspetta dall’escursione una fruizione calma e rilassante del paesaggio più che una prestazione atletica o un sacrificio. 

L’itinerario suggerito, per come viene descritto, può essere dunque seguito agevolmente (meglio se con l’ausilio di un GPS) per intero, ma può anche essere considerato “modulare” da escursionisti esperti che vogliano personalizzare il proprio viaggio adattandolo alle proprie curiosità ed esigenze. 

Poiché né il punto di partenza né quello di arrivo si trovano in centri abitati, l’escursione va programmata prevedendo il trasporto in automobile delle biciclette, a partire da uno dei paesi circostanti, e il prelievo delle stesse al punto di arrivo, sempre a mezzo automobile (o furgone), oppure l’auto (o il furgone) al seguito dell’escursione; a meno che non si abbia la buona volontà di aggiungere qualche decina di chilometri per i relativi avvicinamenti. Sono possibili anche i pernottamenti, per i quali risulterà utile la ricettività agrituristica, diffusa sia nella zona di partenza che nella zona di arrivo, oltre al centro visite del Parco nazionale dell’Alta Murgia (punto di arrivo) pronto per entrare in funzione alla data di redazione di questa guida. 

Altra alternativa è data dalla possibilità di abbreviare il percorso, lasciandolo in corrispondenza dei nodi di connessione con la viabilità comunale rurale, dai quali raggiungere una base agrituristica opportunamente scelta, o il paese più vicino (Corato o Ruvo). A tal proposito giova ricordare che questi paesi sono collegati da una linea ferroviaria (Ferrovie Nord Barese) che effettua su alcuni treni il servizio di trasporto con biciclette al seguito (v. links per le informazioni). 

Per sintetizzare le relazioni con in centri abitati viciniori la tabella seguente riporta le distanze stradali da essi ai punti nodali del percorso (tab. 1). 

Punto 

Andria 

Corato 

Ruvo 

Spinazzola 

Minervino 

Altamura 

Parcheggio Castello 

18 

16 

19 

26 

21 

50 

San Magno 

15 

17 

SS 378 

11 

11 

Patanella 

13 

Scoparella 

20 

12 

Cortegiglio 

12,5 

Jazzo Rosso 

38 

24 

16 

44 

43 

30 

Tab. 1 - distanze tra alcuni punti del percorso e i centri abitati. 

La tabella successiva riporta le distanze progressive e parziali dei punti principali, e delle possibili soste, dell’itinerario, oltre all’esistenza di acqua (che in tutti i casi è in strutture private). 

Soste 

progressivo 

intervallo 

acqua 

Castel del Monte 

si 

San Magno 

14 

14 

si 

Patanella 

26 

12 

si 

Jazzo del demonio 

29 

no 

Pescara di Cortegiglio 

32,1 

3,1 

no 

Torre dei Guardiani 

36,6 

4,5 

si 

 

Tab. 2 - Tappe parziali dell’itinerario, intervalli e distanze progressive. 

GUIDA AL PERCORSO (DESCRIZIONI DI DETTAGLIO) 

L’itinerario viene presentato suddiviso, per comodità di descrizione, nei suoi tratti corrispondenti a intervalli omogenei del tracciato. 

Prima delle caratteristiche generali o puntuali dei luoghi attraversati, per ciascun tratto vengono fornite (in corsivo) le indicazioni sintetiche sul percorso facendo riferimento, al’occorrenza, a distanze progressive e a coordinate (UTM decimali, tra parentesi quadre) utili a chi usa il GPS negli spostamenti. 

Nei punti ove sia possibile intraprendere uno dei brevi percorsi opzionali è inserito il rimando *Opz.n, col numero della deviazione riportata nell’apposita scheda. 

Il rimando “connessioni”, invece, indica le possibilità di collegamenti, al di fuori del percorso, con centri abitati o con trasporti pubblici (v. anche la tabella 1), o con altri punti di interesse eventualmente descritti in una “scheda” annessa.

a) risalita verso l’Alta Murgia 

Alla partenza ci si porta sulla vicina strada statale 170, imboccandola in direzione SW (per Spinazzola e Minervino). In circa 2 km si passa dagli iniziali 470 m s.l.m. a circa 500, restando a questa elevazione per oltre 2 km, fino a incrociare la strada “seconda mediana delle Murge” [41.0547, 16.2344]. 

In questo tratto ci si lascia alle spalle la zona circostante il Castello, modificata dalla colonizzazione “turistica” di villette, ristoranti e pini, inoltrandosi nei campi dissodati e spogli adibiti a seminativi. 

Di fronte, l’Alta Murgia si presenta come un orizzonte appena ondulato, spoglio, con blandi rilievi e pendenze moderate. Alle spalle, nel punto di svolta, il Castello federiciano appare ancora imponente malgrado la distanza, enigmatico nella sua posizione sul colle isolato, al margine dell’altopiano e a guardia di esso e delle città sottostanti. Il percorso si dirige verso un rilievo che risalta all’orizzonte, il Monte Savignano, che fa parte di una serie di rilievi dall’altitudine superiore ai 600 metri sul livello del mare, concentrati in questa zona. 

b) traversata verso San Magno 

La quota della strada “II mediana” si mantiene poco al di sopra dei 500 metri per oltre metà di questo intervallo, per discendere prima in una lama e quindi in un bassopiano dove spicca, in posizione dominante, 300 metri a sinistra della strada mediana, il complesso di edifici di masseria San Magno. L’incrocio da cui si raggiunge la masseria si trova a quasi 6 km dall’inizio di questo tratto [41.0382, 16.342]. Questa è una connessione dell’itinerario (sia automobilistica che ciclabile) col centro urbano di Corato. Altra connessione è con il Centro di Educazione Ambientale (CEA) Ophrys, che qui ha una sede operativa (v. scheda). 

Il percorso quasi rettilineo costeggia dal basso i maggiori rilievi murgiani, come il vicinissimo Monte Savignano, visibile a Sud (Fig. 3). Il Castel del Monte ancora domina l’orizzonte alle nostre spalle, verso sinistra (NW), a distanza di quasi 5 chilometri (fig. 4). Il paesaggio attraversato è pianeggiante, utilizzato per pascoli o colture estensive di cereali e foraggio. Si tratta di una “piana carsica” tipica delle murge alte, delimitata sul lato meridionale da rilievi ed aperta verso nord, come un vasto gradino. La piana di San Magno, più in basso, nella stagione umida ospita un laghetto temporaneo, meta di uccelli acquatici migratori, presso l’incrocio con la via che porta (dir. N) alla masseria omonima e a Corato. Nel punto più basso si trova una grande cisterna, o “piscina” a cielo aperto, di antica fattura e rimaneggiata nel tempo, riserva d’acqua per abbeverare il bestiame. Un inghiottitoio, piccola voragine naturale, generalmente ostruito da terra e detriti, a volte dà sfogo alle acque svuotando improvvisamente il laghetto e convogliando la sua acqua nei vuoti sottostanti. 

Nella zona circostante San Magno (Fig. 5) si riconoscono i tratti morfologici di un altopiano carsico; in primis per la presenza di bacini “chiusi” dove convergono le acque piovane, più che nelle rare valli “asciutte”. Un esempio è proprio la depressione in cui si trova la cisterna, ma depressioni minori, le doline, sono disseminate intorno, in particolare nella zona della necropoli, con le tipiche forme “a scodella”, pianta circolare (o ellittica) e diametri di poche decine di metri. 

Secondo Tratto (San Magno - Patanella) 

a) Discesa tra i boschi e la campagna coratina 

Dalla cisterna di San Magno si procede, lungo il muro a secco perimetrale della masseria, su una stradina bianca che segue il muro (dir. ESE per 500 m) fino ad un bivio [41.0377, 16.3498]. *Opz.1 

Svoltando a destra al bivio, si attraversa la strada II mediana (dir. SE) seguendo una pista in terra battuta delimitata da muri a secco; dopo circa 600 metri, sulla sinistra, si raggiunge la “Necropoli di San Magno” in un’area a pascolo naturale con cespugli, recintata da muretti a secco [41.0328, 16.3537]. *Opz.2 

A 1400 m dall’incrocio con la II mediana, la stradina della necropoli si immette su una via trasversale che, percorsa verso sinistra (dir. NE) riporta alla mediana dopo 400 m in discesa. Di qui [41.0295, 16.3633] si attraversa per proseguire (dir. NE) la discesa verso Corato lungo un tracciato stretto tra alberi e arbusti. 

Dopo la zona di San Magno e della necropoli, con il suo paesaggio ondulato con lame e doline (figg. 5 e 6), questo tratto corre in quasi costante discesa verso il “gradino inferiore” della murgia, attraversando la scarpata che separa nettamente le due fasce altimetriche. Il percorso (fig. 7), diversamente dai precedenti, è qui tortuoso e vario, e nel corso di 8 chilometri porta dall’altitudine di 480 metri della necropoli di San Magno ai 340 metri s.l.m. del “Regio tratturello”. 

Lungo le curve di questa discesa si alternano panorami (Figg. 8 e 9) di paesaggi coltivati o spontanei, campi con siepi di querce e pascoli rocciosi, costellati da opere in pietra a secco sopravvissute alle trasformazioni che hanno alterato la superficie con la derocciatura e lo “spietramento”. 

Circa 5500 metri dopo aver attraversato la II mediana si trova un incrocio [41.0653, 16.3892]: seguire la strada a destra, (dir. ENE per Calentano) per circa 700 m, fino a incrociare [41.0691, 16.396] la strada asfaltata diretta a SE. 

b) Il Regio tratturello, l’acquedotto pugliese e i boschi di Ruvo 

La strada rettilinea corre all’interno del “Regio tratturello”. Seguirla verso destra (dir. SE) per altri 1200 m fino all’incrocio [41.0611, 16.4061] con la strada provinciale SP 238 (ex statale 378). Questo incrocio costituisce la più rapida connessione (sia ciclabile che automobilistica), col centro di Corato (e la stazione ferroviaria), ma anche con il più vicino centro abitato di Calentano, nel comune di Ruvo, distante soli 2,5 km. *Opz.3 

Attraversata la SP 238, si procede nella stessa direzione (SE) per altri 1600 metri, su fondo in ghiaia, fino ad incrociare [41.0512, 16.4198] una stradina asfaltata diretta a NE e alla mass. Patanella. Questo incrocio è un punto nodale della sentieristica in questa parte del Parco Nazionale. È una connessione ciclabile e automobilistica col centro e la stazione ferroviaria di Ruvo (tab. 1), nonché con altri percorsi (anche pedonali) naturalistici e culturali. 

Al riguardo, si ritiene utile segnalare, fuori da questo percorso, la possibile connessione ad un’altra importante meta del panorama carsico ed archeologico della nostra regione: la lama di Santa Croce con le sue grotte, nel tratto compreso tra Corato, Ruvo e Bisceglie, lungo la SP 85. La visita merita un’escursione dedicata. La distanza è 19 km dall’incrocio, ovvero 9 km dalle stazioni ferroviarie di Ruvo e di Corato; per le modalità di accesso v. links a fine itinerario.

Questo tratto corre parallelo ad una evidente scarpata che si tiene costantemente sulla destra, a poca distanza. Questa è un elemento geografico e di natura geologica che caratterizza nettamente questo versante delle Murge. Si può notare, negli spostamenti, come essa si estenda in lughezza per decine di chilometri, con un dislivello di 50-60 metri, come un vero e proprio gradino (fig. 10)

Il tratturello segue così un limite naturale tra ambienti differenti, e tale varietà è percepibile lungo l’escursione; ad esempio, differenti sfumature cromatiche (fig. 11) della vegetazione suggeriscono la varietà di piantagioni: vigneti, mandorli, peschi dominano la zona più bassa, dotata di terreni profondi e ben drenati, mentre le pendici rocciose sono state lasciate al bosco, con lo scopo di prevenirne l’erosione e il dilavamento e rallentare le piene dei torrenti in caso di pioggia, salvaguardando le terre più a valle da possibili inondazioni. I terreni sovrastanti, creste e colline, anche se poveri di suolo, sono la sede degli uliveti. 

La geologia spiega l’origine delle scarpate che delimitano l’Alta Murgia come effetti dell’attività tettonica del passato (i processi di deformazione della crosta terrestre); questa spezzava la roccia rigida lungo linee (le faglie) spostandone reciprocamente i lembi (in alto e in basso) e così provocando i dislivelli. È il caso di ricordare che i movimenti lungo le faglie sono anche le cause dei terremoti. 

Inoltre, lo scorrimento superficiale delle acque da monte a valle, nel corso dei tempi geologici (centinaia di migliaia di anni in questo caso), ha eroso la roccia calcarea provocando l’incisione di brevi e ripide valli, le cosiddette “lame”, che oggi sono percorse dall’acqua solo in occasione di piogge eccezionali. 

Diversi altri gradini, meno alti, si succedono dall’Alta Murgia fino alla linea di costa attuale: questa, in più punti, corrisponde ad un’altra scarpata, generalmente sommersa, parallela alle altre 

Terzo Tratto (Patanella - Jazzo Rosso) 

a) il “Tratturello Regio” 

Dall’incrocio in contrada Patanella, si procede lungo lo stesso tratturello, sempre su fondo in ghiaia, per 690 m e, seguendo la via migliore (a sx), si aggira una macchia di bosco per riprendere lo stesso percorso dopo circa 850 m. Ulteriori 300 metri su fondo più dissestato portano fuori dal bosco ad un incrocio [41.0405, 16.4346] con una stradina asfaltata diretta a SSW tra piccoli appezzamenti coltivati. 

b) risalita verso le lame e le gravi 

La stradina rettilinea va seguita per circa 1200 metri, anche passando dal tratto asfaltato a quello in ghiaia, a metà percorso. L’ultimo tratto, sconnesso e in discesa, offre alla vista la muratura “a secco” in parte diroccata dello jazzo di Scoparella, o “jazzo del demonio” [41.0307, 16.4296].*Opz.4 

Lo jazzo si trova presso il fondo di una valle asciutta (o lama). È un complesso edilizio costituito da recinti ed edifici utilizzati per il ricovero di greggi, organizzato in settori separati, e per riparo dei pastori. Le mura esterne, più alte, avevano anche la funzione di protezione contro predatori (umani e non); a tal fine sono dotate presso la sommità di pietre piatte (fig. 12) che ostacolano l’arrampicata di animali, note pertanto come “pietre paralupi”. 

Di fronte, si trova una delle più grandi querce di questo bosco (roverella, quercus pubescens), la cui chioma ha un diametro di ben 20 metri; l’albero monumentale ripara un’altra interessante struttura in pietra a secco, formata da due recinti circolari (fig. 13) connessi tramite due piccoli vani diroccati. Era detta mungituro e serviva a facilitare le operazioni di mungitura delle pecore, permettendo di separare quelle già munte in modo da non mescolarle con quelle da mungere. 

Una utile connessione è quella con la Casa Cantoniera di Scoparella, dove è possibile trovare una fonte di acqua potabile: non lontano dal bivio incontrato nel bosco, a 500 m in linea d’aria e praticamente alle spalle della pineta (in terreni recintati di proprietà dell’ente AQP), si trova un complesso di edifici in passato utilizzati per la sorveglianza e manutenzione delle infrastrutture. Nei pressi è visibile una bassa fontanella per il prelievo di acqua potabile. 

Le strutture nascondono anche un piccolo museo amatoriale di immagini e oggetti d’epoca relativi ai lavori per la realizzazione dell’acquedotto. L’associazione ex lympha vita si occupa della gestione dello spazio e delle visite (v. links, a fine itinerario). 

c) i boschi di Ruvo 

A partire dallo jazzo di Scoparella, l’itinerario attraversa per circa 3 km la fascia boschiva che segna l’ingresso nell’Alta Murgia dal versante ruvese-coratino. A ESE dello jazzo un carraro si inoltra tra le querce e, dopo 700 metri (dir. SE) raggiunge un bivio; di qui proseguendo in discesa (dir. E) per 250 metri si raggiunge la strada comunale per Scoparella e Modesti [41.0268, 16.4377]. L’intersezione, distinta da pilastri in pietra, si affaccia sul fondo della valle visibile sul lato opposto della strada asfaltata. Il percorso (su asfalto) verso WSW procede sotto le chiome delle querce più grandi (fig. 14), ma è anche possibile una deviazione in una vecchia cava di calcare abbandonata nascosta nel bosco.*Opz.5 

Dai pilastri dell’incrocio di accesso al bosco di Scoparella, seguendo l’asfalto in direzione SSW per 160 m., passando sotto le chiome delle roverelle, si incontra una stradina bianca diretta ad Est. Altri 500 m sulla stradina portano ad uno jazzo (di Cortogigli), ai 1140 m si incrocia la strada di servizio dell’Acquedotto Pugliese (il tratto principale), e ai 2050 m si sbocca sulla strada asfaltata comunale Ruvo-Polvino-Ferrata-Jazzo Rosso [41.0116, 16.4489]. Questa è una utile connessione con l’abitato (e la stazione ferroviaria) di Ruvo (a 12 km). 

L’intero percorso segue macchie di vegetazione spontanea contaminata da relitti di coltivazioni (mandorli e ulivi rinselvatichiti si distinguono tra le querce e i rovi), in quello che era un latifondo espropriato nel sec. XIX. Lo jazzo non è molto diverso da quello già visitato in contrada Scoparella, e possiede anch’esso un mungituro. L’area circostante offre la possibilità di osservazioni sulla flora e la fauna, principalmente avifauna, ma si incontrano raramente anche i tassi (meles meles). La particolare geomorfologia non presenta forme prettamente carsiche, ma piuttosto le tre valli che si attraversano, che rappresentano ambienti relativamente meno aridi e sono sede di alcune grandi cisterne tra cui quella che si incontra prima di incrociare la strada comunale, degradata dal vandalismo e restaurata senza troppe pretese. 

L’ultimo tratto si innesta sulla strada asfaltata in prossimità delle Cantoniera dell’Acquedotto Pugliese (detta di Gadaleta), e delle relative strutture, di cui è visibile la piccola pineta. 

d) dal bosco ai pascoli, tra lame e grotte 

Percorsi 650 m dall’incrocio iniziale (dir. SSW), la strada comunale, che porterebbe direttamente a Jazzo Rosso, consente una diversione lungo un percorso parallelo. Con svolta a destra (dir. W) si raggiungono delle cave di calcare abbandonate, e un incrocio [41.0069, 16.4389] dove è possibile riprendere la direzione Sud (a sx), superando la masseria Cavellerizza (m 180), una cisterna (m 520) un gruppo di case coloniche (m 780) con una maestosa quercia, e una casa colonica isolata (abbandonata) dopo 1250 m (*Opz.6), tornando poi sulla strada comunale [40.9974, 16.4398]. 

Altri 1350 metri verso SW portano ad un carraro diretto a sinistra (SE) [40.9874, 16.431]; questo dà accesso del centro visite “Torre dei Guardiani” del Parco Nazionale (fig. 16), distante 200 m, ed è punto di partenza per tre possibili deviazioni (*Opz. 7, 8 e 9), vere mete “speleologiche”. Il centro visite (la cui apertura è prevista per l’inizio del 2013) può essere punto di partenza per una breve ricognizione dei dintorni *Opz.10

La parte finale del percorso è tutta in leggera salita (da 390 a 470 m sl.m.); si lascia alle spalle la fascia boschiva e la scarpata panoramica, per scorrere tra coltivazioni in gran parte abbandonate a causa della distanza dal centro abitato, che ha reso la coltivazione meno redditizia a seguito della concentrazione nel centro urbano della popolazione un tempo rurale. I suoli sono stati ripopolati dalle specie tipiche della psudosteppa, osservabili tra gli alberi ormai incolti di mandorlo, ulivo e altre specie orticole (fig. 15). In questa zona i panorami si aprono saltuariamente, scoprendo vedute delle lame più profonde e, a tratti, il mare all’orizzonte, il Castel del Monte a nord-ovest o anche la sagoma del Gargano nelle giornate più terse. 

I tratto 

Castel del Monte - San Magno 

1a 

Castel del Monte - Incrocio SS 170 x II mediana 

4340 m 

1b 

Incrocio SS 170 x II mediana - San Magno 

9490 m 

II Tratto 

San Magno - Patanella 

2a 

San Magno - Regio Tratturello 

8650 m 

2b 

Regio Tratturello - Patanella 

2850 m 

Luoghi collegati 

3 opzioni (1-3) 

III Tratto 

Patanella - Jazzo Rosso 

3a 

Patanella - Jazzo del demonio 

3060 m 

3b 

Jazzo del demonio - Cortegiglio (Strada Comunale Ferrata) 

3140 m 

3d 

Strada Comunale Ferrata - Jazzo Rosso (Torre dei Guardiani) 

4140 m 

Luoghi collegati 

7 opzioni (4-10) 

TOTALE Percorso 

35670 m 



LINK UTILI

www.parcoaltamurgia.it - Parco Nazionale dell’Alta Murgia 

www.speleomurgia.it - Gruppo Speleologico Ruvese (G.S.R.), Ruvo di Puglia, tel. 347.5533.179 

www.terraealtamurgia.it - Centro didattica ambientale Terrae 

www.ferrovienordbarese.it - Ferrovie del Nord Barese della Ferrotramviaria s.p.a. 

Associazione Ex lympha vita Ruvo di Puglia, tel. 340.5738.421 

www.grottesantacroce.it - Grotte di Santa croce a Bisceglie

Masseria San Magno - Regio Tratturello - Acquedotto Pugliese - Torre dei Guardiani di Jazzo Rosso

Masseria San Magno

Il complesso masserizio del secolo XVIII, situato in agro di Corato nel cuore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, ospita in alcuni locali la sede operativa del Centro di Educazione Ambientale (C.E.A.) “Ophrys” gestita dall’associazione “Terrae” Centro Studi e Didattica Ambientale di Ruvo di Puglia. Il C.E.A. ospita una mostra fotografica permanente riguardante il Parco Nazionale e il Museo della civiltà contadina. Vi si svolgono varie attività didattiche legate al mondo agro-pastorale, all’archeologia, all’ecologia.

La Masseria è anche presidio di slow food. Inoltre, è di recente realizzazione, nei pressi della Masseria, il primo parco a tema sull’archeologia presente nel Parco Nazionale. Il parco è dotato di ricostruzioni a scala reale dei diversi ambienti preistorici, dal riparo in grotta alla capanna in paglia, e realizza laboratori di archeologia sperimentale per la lavorazione di materiali e la realizzazione di oggetti con le antiche tecniche. In prossimità della masseria è ubicata all’interno di una grande depressione carsica l’omonima fontana. All’interno vive una popolazione isolata di rana verde, oltre al tritone italico, alla natrice e diversi limicoli. 

Il regio tratturello 

Il già menzionato “regio tratturello” non è la strada che oggi si può percorrere, bensì una fascia di terreno pubblico larga (in questo caso) 27 metri e separata con muretti a secco dalle proprietà limitrofe. Il tratturello, come i più ampi “tratturi” (larghi anche oltre 100 metri), era stato delimitato per garantire il passaggio delle greggi durante le periodiche transumanze, era quindi una sorta di “autostrada per greggi”, con un erboso fondo verde. 

Corre in un’area dove era possibile avere erba abbondante, cisterne per la raccolta delle acque piovane, o veri e propri laghetti e stagni temporanei, indispensabili per le greggi in movimento. Attualmente, con la cessazione dei grandi trasferimenti di greggi, le lunghe fasce di terreni pubblici ospitano al loro interno vie di comunicazione rurali, che consentono di rivedere, lungo il tracciato, i paesaggi e le strutture (jazzi, cisterne, pagliari) visti ed usate dai pastori per secoli (dal XV alla prima metà del XX). Il tratturello utilizzato in questo percorso è il Canosa-Ruvo, che corre parallelo alla scarpata settentrionale che delimita l’Alta Murgia e la zona dei pascoli; trovandosi a valle di essa è dotato di alcune cisterne che ricevono le acque degli impluvi naturali che solcano, con brevi valli, il versante. 

L’acquedotto pugliese 

Un altro percorso corre parallelo alla scarpata e , quindi, al tratturello: è la strada di servizio dell’Acquedotto Pugliese (privata e chiusa al traffico veicolare da cancelli), la cui galleria principale si trova - generalmente - al di sotto della strada. Esso diviene visibile dove, dovendo scavalcare le valli (lame) che discendono dal versante, incidendolo profondamente, è incorporato in ponti-galleria che sostengono anche la strada di servizio (fig. 10). I ponti sono tra le prime opere in calcestruzzo di questa zona, ma il loro impatto sul paesaggio è mitigato dalla tradizionale forma ad archi e dal rivestimento in pietra locale. I dettagli costruttivi sono visibili osservandoli da vicino. Altre opere annesse all’acquedotto sono piccoli edifici che danno accesso alla galleria, un tempo percorsa, per le ispezioni, anche per mezzo di piccole barche; ci sono inoltre, ad intervalli regolari, le case cantoniere, begli edifici rurali autosufficienti, un tempo abitati da famiglie di custodi, dotati di acqua corrente, orto, pollai e stalle. Ogni edificio è corredato di lapidi riportanti la distanza progressiva dalla sorgente di Caposele (SA), distanze che in questo tratto già superano i 115 km. La deviazione opzionale n. 4 consente anche l’osservazione di alcuni dettagli di quest’opera, tra cui il più grande ponte-galleria di questo tratto.

La Torre dei Guardiani di Jazzo Rosso e il suo ambiente 

La Torre dei Guardiani, meta finale di questo itinerario, è da poco sede del centro visite del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. La piccola costruzione, malgrado il nome, è dotata del solo piano terra; fu edificata nel 1899 e destinata, come altre, alle guardie che presidiavano il territorio per la prevenzione dei reati. Pertanto era attrezzata per ospitare persone armate e cavalli, come testimoniano le due garitte (fig. 16) e gli anelli per legare i cavalli. Aveva anche un soppalco in legno all’interno della sala principale, e ha tuttora una cisterna sotto la stessa camera. Abbandonata dal 1980, è stata salvata dal degrado grazie all’impegno di volontari che costituivano, dal 1990, il “Comitato Promotore del Parco Nazionale dell’Alta Murgia” di Ruvo. Dopo alcuni campi di lavoro volontario, è stata una base logistica per l’escursionismo gestita dal Gruppo Spelelogico Ruvese, e solo recentemente ha beneficiato di un finanziamento pubblico per un completo restauro che l’ha resa il primo centro visite nel Parco. 

L’edificio è anche dotato di un modesto “parco” rimboschito con cipressi e alcuni pini, digradante verso un avvallamento (30 m a valle) che confluisce nella Lama Ferrata, distante 800 metri. Il sistema di valli costituisce parte del drenaggio superficiale di uno dei maggiori bacini idrografici delle murge: le lame confluiscono in valli via via maggiori, per giungere a Bitonto col nome di torrente Tiflis, noto anche, presso Bari, come Lama Balice. L’area circostante, ricca di ambienti agrari abbandonati e pertanto rinaturalizzati, si presta ad una fruizione ricreativa a basso impatto, oltre che ad agricoltura e pascolo non intensivi. È possibile riconoscervi gran parte delle specie, sia vegetali che animali, caratterizzanti l’Alta Murgia. Tra queste, la stipa e le orchidee spontanee (fig. 17), oltre ai numerosi rapaci diurni e notturni (fig. 18)

Un detrattore in questo ambiente quasi incontaminato è la strada nota come II mediana delle murge, diramazione della SS 170 (è visibile lungo le deviazioni opzionali n. 7 e 9): un’opera faraonica che taglia colline e occlude valli senza una vera destinazione utile, residuo degli sprechi degli anni ‘80 che hanno devastato l’economia e l’ambiente. 

Una chiara percezione del contesto ambientale è possibile con la breve deviazione proposta nell’opzione n. 10